Peschici - Grotta
dell’acqua
Comune: Peschici
Cronologia: Età del bronzo
La grotta è sita al centro della spiaggia posta a
ridosso della palude di Sfinale, dominata a nord dall’omonima torre costiera.
Nella cavità sono state identificate incisioni parietali con motivo a graticcio
di tipo lineare. A questi segni più antichi si possono osservare iscrizioni più
tarde datate alla prima età imperiale. Nella stessa cavità è stato rinvenuto
materiale ceramico dell’età del bronzo.
Peschici - Grotta e
Punta Manaccora
Comune: Peschici
Cronologia: età del Bronzo
Il promontorio e il grottone di Manaccore sono situati
ad est dell’abitato di Peschici, lungo un tratto di costa in cui piccoli
promontori racchiudono e si alternano a sabbiosi. La costa presenta numerose
grotte prodotte dal carsismo e rielaborate dall’azione marina. Proprio in
quest’area si incontrano significative testimonianze della presenza dell’uomo
nell’età del bronzo. Il Grottone Manaccora è una cavità naturale all'interno
della quale è stata accertata la presenza di un nucleo umano databile tra il
XII e l’XI sec. a.C. E’ in questo periodo che le tribù dell’entroterra
garganico si trasferirono sulla costa stabilendo insediamenti sui rilievi
rocciosi. Dagli oggetti rinvenuti nel grottone è stato possibile avere un’idea
delle attività domestiche tradizionali: tessitura, lavorazione dei derivati del
latte, fusione di oggetti metallici. Sulle pareti e sul fondo della grotta sono
realizzate strutture ipogeiche connesse a riti propiziatori della fertilità.
Sulla punta Manaccore è ubicato un abitato composto da 66 capanne della stessa
epoca di cui rimangono i fori di palificazione e le canalette perimetrali. Una
fortificazione delimitava il villaggio verso la terraferma. Sulla punta di
Manaccora si può visitare anche un caratteristico trabucco.
Peschici - Grottone di
Manaccora
Comune: Peschici
Cronologia: età del Bronzo
La presenza dell’uomo nei territori che oggi
costituiscono il promontorio del Gargano risale a tempi antichissimi. In
particolare, nella grande grotta che si affaccia sulla baia di Manaccora, tra
Peschici e Vieste, fin dagli anni ’30 del secolo scorso sono state condotte
ricerche archeologiche che hanno portato alla luce un gran numero di armi e di
oggetti in bronzo, parti integranti di corredi funerari rinvenuti in gran
numero all’interno delle cavità della grotta, usate come sepolcri.
Il cosiddetto Grottone di Manaccora ha avuto una sorte dall’altalenante
fortuna, vivendo periodi grande importanza seguiti da lunghi anni di degrado e
di abbandono.
Proprio agli studi dei primi anni del ‘900 sono seguiti anni di completa
incuria del grande ipogeo naturale, usato perfino come stalla per il ricovero
stagionale degli animali e deturpato dal lavoro delle ruspe per lo spianamento
dei divisori a secco. Per ironia della sorte, oltre che dall’incuria delle
sopraintendenze, il grottone di Manaccora è stato purtroppo danneggiato
dall’attenzione dei ladri di reperti che hanno sistematicamente profanato le
tombe per trafugare oggetti e testimonianze.
E’ all’incirca negli ultimi venti anni che la ritrovata attenzione per la
grande grotta della baia di Manaccora è tornata a preservare il luogo e
l’importanza che esso riveste. Sono state intraprese nuove indagini
stratigrafiche, volte soprattutto ad analizzare in profondità la natura
geologica della grotta. Queste ricerche hanno a poco a poco dato i loro frutti,
riuscendo ad intercettare un paleo suolo quasi del tutto integro, riferibile
all’età del Bronzo Finale: i numerosi fittili (creazioni di terracotta)
rinvenuti sono stati seguiti dal un ritrovamento, più importante, di una vasta
abitazione, posizionata a ridosso della parete rocciosa, delimitata su sue lati
da un muretto. L’identificazione sul suolo compatto dei tipici buchi per
l’alloggiamento dei pali ha confermato l’eccezionalità del ritrovamento,
suggerendo l’esistenza di una copertura a tettoia, sostenuta sulla parte
frontale dai pali e su quella posteriore dalle naturali sporgenze della roccia.
All’interno della capanna trovava posto un ampio focolare, vicino al quale è
stata trovata un’area ricca di cenere, che custodiva resti di ossa di animale.
All’interno del peimetro della capanna, adiacenti alla parete di roccia, sono
stati rinvenuti diversi dolii (recipienti rotondi) contenenti sepolture
infantili.
Sono anche documentate attività legate sia alla tessitura ed alla filatura che
alla lavorazione del latte e dei suoi derivati, per la presenza di pezzi di
telaio e di altri attrezzi specifici. Oltre a questo tipo di lavorazioni
“leggere” è stata documenta anche la pratica della metallurgia, comprovata dal
rinvenimento di attrezzi specifici per la fusione in arenaria.
Oltre alla camera principale, caratterizzata da un’ampia curva e da un
restringimento nella parte terminale, lungo le pareti della grotta si aprono
molte cavità, adoperate talvolta a scopo funerario.
Un nuovo ambiente situato sul fondo della grotta è oggi al centro delle
ricerche per avvalorare la tesi di una sua probabile funzione funeraria.
Peschici - Valle
Sbernia
Comune: Peschici
Cronologia: Neolitico
Più di quattromila anni fa a Peschici in località
Valle Sbernia, posta sull’attuale rettilineo della Statale 89 Peschici-Vieste,
era attiva una grande miniera/officina. Il sito è stato scoperto nel 1990
durante l'esecuzione di lavori pubblici. Si tratta di un vasto impianto
estrattivo profondo, complesso quanto a impostazione strutturale e,
soprattutto, articolato in comodi spazi entro i quali svolgere attività
differenziate di estrazione e prima sbozzatura della selce.
La ricchezza di selce del Gargano ha sempre garantito durante la preistoria
abbondante materia prima per fabbricare strumenti di lavoro e di caccia. Per
molti millenni i blocchi di selce, da cui ricavare strumenti litici, sono stati
raccolti in superficie, come ciottoli, all'interno dei depositi alluvionali,
dei torrenti. Nel Neolitico è iniziata l’attività di estrazione dal suolo.
Alla tipologia estrattiva della cava, che consisteva nel prelevare la selce
dagli strati di calcare affioranti sul fianco di un'incisione valliva laterale
e poco profonda, appartiene il sito di Valle Sbernia.
La selce garganica, veniva estrata e lavorata non solo per le esigenze connesse
all'economia locale agricolo-forestale, ma anche per l'esportazione
industriale. Era infatti già attivo un commercio con le popolazioni
dell'opposta sponda adriatica e del Vicino Oriente. (per ulteriori dettagli
vedi scheda miniera della Defensola).