Manfredonia -
Fontanarosa
Comune: Manfredonia
Cronologia: Neolitico medio
Il sito archeologico di Fontanarosa, è posto pochi
chilometri a sud-ovest del centro urbano di Manfredonia. L’area è posta a
ridosso del corso del torrente Candelaro a breve distanza dal sito di
Coppa Nevigata, nella riserva naturale di Frattarolo. Non si tratta di un sito
isolato, ma di parte della comunità di villaggi che intorno al Candelaro, alla
laguna un tempo presente e all’area prevalentemente pianeggiante si
svilupparono e svolsero la loro vita.
Il sito fu scoperto nell'estate del 1895 durante lo svolgimento di lavori per
la sistemazione di un ponte sul torrente Candelaro. Così emersero diversi
manufatti parte dei quali furono distrutti proprio a seguito di quei lavori.
Emersero dagli scavi un pavimento a mosaico discretamente conservato, una tomba
chiusa da quattro mura esterne, foderata internamente di mattoni in taglio. Il
letto sepolcrale era di pietra calcarea e nel mezzo del lastrone vi era praticato
un foro destinato a raccogliere, lo scolo delle materie in decomposizione.
Altri sepolcreti in seguito vennero alla luce insieme a frammenti lapidari in
carattere romano.
Di particolare bellezza il mezzo busto di una donna greca, rappresentante una baccante.
Furono inoltre trovate tre lampade ostuarie, alcune piccole lastre di marmo
statuario antico e moltissimi vasi di fattura eccezionale.
Manfredonia - Grotta
Scaloria - Occhiopinto
Comune: Manfredonia
Modalità di fruizione: La Grotta Scaloria non è aperta al pubblico
Cronologia: dal Paleolitico all’età del Bronzo
La grotta Scaloria si apre a circa 45 m. s.l.m. nella
immediata periferia Nord di Manfredonia, nei pressi dell'attuale Palazzetto
dello Sport. La grotta fu scoperta nel 1932 in occasione della costruzione
dell'acquedotto Manfredonia - M. S. Angelo.
Nell’insieme si tratta di un sistema ipogeo che si sviluppa su una estensione
di circa 700 m. ed è formato dalle due distinte cavità, Scaloria e Occhiopinto,
collegate tra loro da un pungo passaggio.
La grotta Occhiopinto si presenta come costituita da un grande ambiente
con circa 50 m. di lunghezza attraverso il quale si accede ad un ambiente più
piccolo che presenta una raccolta d’acqua.
La grotta Scaloria è formata da un ambiente lungo oltre 100 m. e largo quasi
altrettanto attraverso il quale si accede ad un secondo ambiente di dimensioni
simili nel quale si aprono vasche di raccolta dell’acqua all’interno delle
quali sono stati trovati crostacei adattati alla vita cavernicola quali
Typhlocaris e Speleaomysis bottazzii.
Il sistema carsico presenta un notevole valore anche sotto il profilo
archeologico. Nella primo camerone della grotta furono rinvenute, al momento
della scoperta della cavità, ceramiche a bande rosse marginate, secondo lo
stile per l'appunto chiamato della Scaloria Alta e sepolture risalenti al
neolitico medio. Questi reperti suggerivano un uso abitativo e di sepolcreto.
Sempre nel primo ambiente fu rinvenuta una sepoltura collettiva formata da
circa venticinque individui in prevalenza giovani donne, bambini ed anziani. Il
significato di tale sepoltura collettiva appare incerta e sono state fatte
diverse ipotesi, dalla morte per epidemia a quella della frequentazione del
sito a scopo terapeutico o sacrificale.
Con ulteriori indagini nella vicina grotta Occhiopinto si è osservato un lungo
periodo di frequentazione che partendo dal Paleolitico (IX millennio a.C)
arriva sino all’età del Bronzo.
In seguito ad ulteriori esplorazioni nel 1967 alcuni speleologi del CAI
scoprirono il secondo camerone della grotta Scaloria nella quale rinvennero
numerose ceramiche in parte concrezionate poste a raccogliere lo stillicidio
della volta attorno ad una vaschetta rettangolare scavata nella roccia. Tali
reperti, insieme ai resti di fuochi ed ossa fecero pensare ad un suo rituale di
questo ambiente ed in particolare ad un rito connesso all’acqua, forse in
relazione a periodi di siccità.
Manfredonia - Ipogei
Capparelli
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica.
Gli ipogei Capparelli sono situati ai margini del
parco Archeologico di Sipontum in agro di Manfredonia. Si tratta di parte delle
strutture realizzate tra i secoli V e VI d.C. per scopi funerari. Si tratta di
un complesso monumentale formato da nove ipogei, che si articolano in
gallerie, loculi scavati nelle pareti di calcare, fosse terragne, camere
funerarie e sepolcri ad arcosolio e a baldacchino. Nei secoli successivi un uso
produttivo come cave di tufo ha in parte danneggiato la originaria struttura.
Altri ipogei sono visitabili sotto la chiesa di Santa Maria Regina a Siponto,
edificata a metà degli anni 50. Nell’area della pineta sono visitabili e ben
indicati gli ipogei Scoppa. Probabilmente in questo stesso sito era un tempo
presente la chiesa dedicata ai Santi Stefano e Agata.
Manfredonia - Masseria
Candelaro
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica.
Masseria Candelaro è posta su un’altura poco
accentuata (25 m. s.l.m.) lungo il corso dell’omonimo torrente ad ovest di
Monte Aquilone. Il sito archeologico è inoltre posto pochi chilometri a
sud-ovest del centro urbano di Manfredonia. Masseria Candelaro non rappresenta
un sito isolato, in quanto parte della comunità di villaggi che intorno al
Candelaro, alla laguna un tempo presente e all’area prevalentemente
pianeggiante si svilupparono e svolsero la loro vita.
Il villaggio appare circondato da tre fossati concentrici, il cui diametro
massimo è di circa 300 metri. Al centro è presente un fossato più piccolo che
racchiude un’ampia struttura di forma ovale.
Il fossato più interno rappresenta il momento di occupazione più antico del
villaggio come testimoniato dai reperti di ceramica impressa e camoscio
brunita.
Ad una fase successiva, con l’ampliamento del villaggio e lo scavo dei grandi
fossati esterni e invece riferita la ceramica nero-lucida e dipinta a fasce
rosse ritrovata.
In questa parte più esterna del villaggio sono inoltre state rilevate sepolture
scavate nelle pareti.
La grande struttura ovale centrale ha rivelato una complessa articolazione
topografica con vasche laterali, pozzi e pozzetti, anche di notevoli
dimensioni. Sono inoltre state rilevate sepolture e di resti di altre attività
rituali che sembrano escludere una funzione abitativa.
Nell’area sono stati inoltre rilevati materiali di uso comune in selce, in osso
o in ceramica, vari tipi di cereali e resti ossei animali.
Manfredonia - Masseria
Santa Tecchia
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica.
Si tratta di un villaggio trincerato del neolitico
medio. Il nucleo abitato ha una forma ovoidale e presenta tre fossati di
recinzione. Nel sito sono state rinvenute ossa umane di tre diversi individui
adulti. Altri reperti riguardano resti ossei di fauna vertebrata e gusci di
molluschi, nonché attrezzi litici. Il sito è posto a breve distanza dal
tratturello Foggia – Castiglione, tra il canale del Cervaro nuovo e la foce del
torrente Candelaro. La vicina masseria è un pregevole bene architettonico.
Manfredonia - Monte
Aquilone
Comune: Manfredonia
Cronologia: Neolitico
Monte Aquilone (130 m.) è un piccolo rilievo che si
erge nell’area della foce del Candelaro. L’area è interessata da seminativi e
superfici coperte da pseudo steppa. Attualmente l’area è anche interessata
dalla centrale fotovoltaica Delphos. A ridosso della SS Manfrdonia-Foggia sono
segnalati alcuni villaggi trincerati del Neolitico, in vicinanza della centrale
Delphos e a ridosso dell’asse stradale. Oggi le superfici sono interessate da
seminativi.
Manfredonia - Parco
Archeologico di Sipontum
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica
L’area a sud di Manfredonia appare di particolare
importanza per le testimonianze della frequentazione da parte dell’uomo sin dal
neolitico. E’ la presenza delle lagune e dei corsi d’acqua la chiave
interpretativa di questi insediamenti. Fonti di epoca romana descrivono
una vasta laguna navigabile che collegava tra loro diversi centri della Daunia.
Uno dei siti di maggiore interesse è Siponto, oggi frazione del comune di
Manfredonia, situata nell'area dell'antica città Dauna di cui porta il nome.
Causa del declino della città furono alcuni fenomeni di bradisismo che nel
Medioevo provocarono l'interramento del porto, motore economico del
centro per l’importanza rivestita per il commercio del grano con la Grecia e
l’Oriente. Oggi Siponto è un centro agricolo e balneare, sviluppatosi nel
dopoguerra, successivamente agli interventi di bonifica.
Nell’area si trova la romanica Basilica di Santa Maria Maggiore (secoli XII -
XIII), che in epoca paleocristiana e bizantina fu uno dei principali centri
vescovili della Puglia. Nella sua architettura si fondono elementi occidentali
e orientali che rivelano la complessa cultura dell'epoca. L’edificio sacro a
pianta quadrata sembra costituito da due chiese indipendenti, di cui una
emergente con un portale monumentale databile al Medioevo e l’altra, interrata,
costruita successivamente. Quest’ultima presenta campate regolari coperte da
volte a vela sostenute da colonnine di spoglio della Basilica
paleocristiana i cui resti sono visitabili nell’area adiacente alla Basilica
principale.
Un tempo la Chiesa ospitava anche una icona bizantina e una statuetta lignea
chiamata “Madonna dagli occhi sbarrati” custodite oggi nella Cattedrale di
Manfredonia.
Nelle adiacenze della Basilica di Santa Maria Maggiore si possono osservare i resti
della Siponto romana. Come tutte le colonie romane Siponto aveva funzione di
difesa marittima. Le mura difensive avevano un percorso che seguiva l'andamento
del banco roccioso prospiciente la laguna e comprenevano al loro interno una
superficie alquanto ridotta. Di tali mura sono visibili alcune emergenze
inglobate nella Masseria Garzia e altre portate alla luce a ridosso della S.S.
159.
Nella zona adiacente la Basilica furono portati alla luce nel 1935, i resti,
oggi visitabili, del complesso paleocristiano tre navate con abside e un lembo
di mosaico con tessere bianche e nere. E qui che secondo la tradizione
l’Arcangelo Michele apparve al vescovo Lorenzo Maiorano, suggerendogli la
costruzione del santuario-grotta presente a Monte Sant’Angelo. Nei pressi della
Basilica sono visitabili oltre ai resti di mura, alcuni scavi degli edifici di
Siponto, i resti di un anfiteatro, inglobati in edifici rurali. Nella Siponto
moderna sono invece visitabili alcuni ipogei. Gli ipogei Scoppa sono situati
nei pressi della pineta posta nel centro balneare e quello di Santa Maria
Regina nei pressi della chiesa del centro urbano. Un centro visita è a
disposizione dei visitatori per garantire una visita adeguatamente supportata.
Manfredonia - S.
Leonardo di Siponto
Comune: Manfredonia
Modalità di fruizione: La chiesa è aperta alla visita per una eventuale
fruizione
Cronologia: XI sec. d.C.
L'Abbazia di San Leonardo anticamente detta di
S.Leonardo delle Matine o in Lama Volara, è posizionata su un pianoro della
fascia pedegarganica a circa 100 mt. di altitudine, in prossimità di Monte
Aquilone, a circa 7 km. da Manfredonia.
Le balze del versante meridionale del promontorio, con le loro pareti
sub-verticali di calcare distano circa 7 Km. in linea d'aria dall'Abbazia. Il
paesaggio si presenta caratterizzato da aree pianeggianti o leggermente
ondulate dove affiora su vaste estensioni il basamento calcareo. Su di esse si
insedia la pseudosteppa alternata a seminativi. A sud-est dell’Abbazia si trova
la dolina Caniglia, una delle più grandi del Gargano.
L'Abbazia di S. Leonardo fu costruita nell'XI sec. per interessamento
dell'Arcivescovo Gerardo I e dei monaci regolari di Sant'Agostino. Dalla
seconda metà del 1200 al 1480 fu affidato ai Cavalieri Teutonici che ne fecero
il centro della loro attività in Puglia. In origine il complesso era cinto da
mura e munito di una torre merlata. Oggi è presente la Chiesa e il Domus
Hospitales nato per accogliere i pellegrini e i crociati che si recavano
alla grotta di S.Michele a Monte S.Angelo. Dal 1810 l’Abbazia fu soppressa da
Giacchino Murat. Lo stato di abbandono è proseguito sino al 1948 e solo dopo i
primi restauri negli anni '50 fu riaperta al culto.
Come Santa Maria di Siponto anche S. Leonardo mostra una commistione di temi
architettonici. Sul lato sinistro dell’Abbazia si apre un ricchissimo portale
con gli stipiti e le cornici rivestiti di fantasiosi ornati vegetali e zoomorfi
e una lunetta in cui è scolpito a bassorilievo un Cristo fra due angeli. Il
complesso è ancora oggetto di studi e ricerche in particolare per l'interesse
suscitato dalla presenza di un rosone a undici petali, vera e propria meridiana
solare. Da questa apertura, nel giorno del solstizio d’estate (dalle ore 12
alle 13 del 21 giugno) penetra un fascio di luce, capace di tracciare in senso
orario una corona luminosa sul pavimento della Chiesa.
Manfredonia - Sito
archeologico Masseria Cupola
Comune: Manfredonia
Cronologia: Età del bronzo
Il sito archeologico di Masseria Cupola, è posto pochi
chilometri a sud-ovest del centro urbano di Manfredonia. Il sito è posta a sud
dell’attuale foce del Candelaro. Coppa Nevigata non rappresenta un sito
isolato, in quanto parte della comunità di villaggi che intorno al Candelaro,
alla laguna un tempo presente e all’area prevalentemente pianeggiante, si
svilupparono e svolsero la loro vita.
Da questo sito proviene una rilevante quantità di reperti. E’ infatti proprio
da questo sito che provengono molte delle stele Daune conservate nel Museo
Archeologico Nazionale dl Manfredonia.
La gran parte di questi reperti sono venute alla luce durante lavori agricoli
o, molto spesso, reimpiegate in edifici rurali. Le stele sono collocate
cronologicamente nei secoli VII e VI a. C. e rappresentano un importante
documento della civiltà daunia. Si tratta di stele funerarie in pietra calcarea
fittamente decorata. Risalenti al VII e VI sec. a. C., queste Stele funerarie
raccontano la vita, i miti e le credenze religiose del popolo dei Dauni,
attraverso complessi disegni incisi sulla pietra. Tali disegni si riferiscono
agli abbigliamenti, agli ornamenti, e alla vita quotidiana con scene di
molitura del grano, filatura, caccia, pesca e combattimenti.
Nell’area vi sono anche testimonianze di una frequentazione dell'età del Ferro,
tra cui testimonianze di un sepolture di infanti in contenitori ceramici.
Nell’area è stata inoltre ritrovata una pregevole statua femminile panneggiata,
in marmo.
Manfredonia - Vallone
Petrulo
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica.
Il vallone di Petrulo fa parte delle valli carsiche
del promontorio esposte verso sud ed affacciate sulla piane del Tavoliere e
sull’area del golfo di Manfredonia. In particolare il vallone citato si trova
tra quello di Pulsano e quello del Malpasso. In alcune cavità carsiche presenti
lungo le pareti del vallone sono segnalati ipogei paleocristiani.
Particolarmente rilevante appare la grotta del Mezzogiorno, che presenta circa
trenta loculi scavati nella parete di roccia del vallone. In prossimità di una
delle tombe è incisa una croce.
Manfredonia - Vallone
S. Pasquale
Comune: Manfredonia
Cronologia: Frequentazione tardo antica
Il vallone di S. Pasquale, come quello di Petrulo e
Pulsano fa parte delle valli carsiche del promontorio esposte verso sud ed
affacciate sulla piane del Tavoliere e sull’area del golfo di Manfredonia. Il
vallone citato appare di minore lunghezza e meno inciso di quelli già citati e
termina a ridosso della frazione di Macchie. Lungo il vallone è stata segnalata
una necropoli con tombe scavate nella roccia e lungo alcuni massi e pareti. La
necropoli sembra di epoca paleocristiana.
Manfredonia -
Villaggio neolitico di Coppa Nevigata
Comune: Manfredonia
Cronologia: A partire dal Neolitico
Il sito archeologico di Coppa Nevigata, è posto pochi
chilometri a sud-ovest del centro urbano di Manfredonia. Il sito coincide con
l’area limitrofa all'antica foce del Candelaro, oggi Riserva Naturale
Frattarolo. Coppa Nevigata non rappresenta un sito isolato, in quanto fa parte
della comunità di villaggi che intorno al Candelaro, alla laguna un tempo
presente e all’area prevalentemente pianeggiante si svilupparono e
svolsero la loro vita.
Una serie di datazioni pone le prime tracce di questi abitati fra il VII e il V
millennio a. C. Il sito presenta infatti, come gli altri già indicati,
una imponente stratificazione, che indica un insediamento prolungato,
attraverso i millenni.
In una fase iniziale del neolitico l’area era adibita alla raccolta intensiva
di molluschi, come testimoniato dall’elevato numero di valve di Cardium con
caratteristico intacco per l’estrazione dell’animale. Gli scavi a Coppa
Nevigata di questi ultimi anni hanno posto il sito in una prospettiva più
ampia, rivelando l'esistenza dell'agricoltura (testimoniata da semi di grano e
orzo).
Il passaggio dal paleolitico, epoca nella quale l'uomo dovette dipendere dalla
natura per provvedere al sostentamento, al Neolitico, epoca nella quale impara
a modificare l'ambiente addomesticando piante e animali, avviene nella Daunia
nel corso del VI millennio a.C. In questo periodo approdarono su queste coste
genti che avevano appreso la nuova economia, già attiva da almeno due millenni
in altre regioni del Mediterraneo.
L'economia si basava sull'agricoltura, attestata dal rinvenimento di semi di
varia specie (grano, orzo, avena, fava, pisello e lenticchia) e
sull'allevamento (bovini, capro-ovini e suini). La presenza di ossidiana,
roccia inesistente nell’area e anche nelle regioni vicine, attesta la presenza
di una corrente commerciale che, partendo dalle Isole Eolie, costeggiava la
Calabria e la Puglia Ionica fino a raggiungere il Tavoliere. Il rinvenimento di
statuine femminili è testimonianza dell'esistenza di un culto per una divinità
femminile.
Alcuni reperti mostrano una continuità di frequentazione estesa all'età dei
metalli. A quest’epoca risalgono anche presenza di frammenti di ceramica di
tipo miceneo. La vita nel sito è proseguita fino agli inizi dell'eta del Ferro
(primi secoli del I millennio a. C.), ed è stato abbandonato in età storica.